E’ arrivata, per lo spesometro, la fatidica data del 1 Luglio 2011.
Per acquisti di importo superiore ai 3.600 euro Iva inclusa sarà necessario infatti esibire il codice fiscale.
Il commerciante registrerà i dati e invierà gli estremi dell’operazione all’Agenzia delle Entrate.
La comunicazione non sarà necessaria se il pagamento viene effettuato con carte di credito, carte prepagate o bancomat.
Sotto la lente dunque soprattutto i pagamenti in contanti e anche quelli effettuati tramite assegno o bonifici bancari. La recente correzione, che ha escluso carte e bancomat dai nuovi adempimenti, ha attutito le critiche dei professionisti del fisco che inizialmente parlavano di misura “invasiva e vessatoria” ma “l’esclusione, decisa per le carte che sono già pagamenti tracciabili, dovrebbe essere estesa – ha sottolineato Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei Commercialisti – anche ai pagamenti effettuati con moneta bancaria”, come assegni e bonifici.
Per ogni tipo di operazione, acquisto di un bene o di un servizio, dovrà essere specificata la partita Iva o il codice fiscale sia di chi vende che di chi acquista; va, inoltre, specificato l’importo dell’operazione effettuata, evidenziando l’imponibile e l’imposta oppure specificando che si tratta di operazioni non imponibili o esenti. Per le operazioni per le quali non c’è obbligo di fattura, vanno riportati i corrispettivi comprensivi dell’Iva. Particolarmente gravosa è l’applicazione delle nuove norme quando si è in presenza di un turista che decide di fare un acquisto in contanti, sempre oltre i 3.600 euro, in Italia. Per soggetti non residenti, privi di codice fiscale, vanno, infatti, indicati il cognome e il nome, il luogo e le data di nascita, il domicilio all’estero.
Maggiori approfondimenti nell’allegato.
(Fonte: La lente sul fisco)