Una delle parole ricorrenti nei discorsi in materia di manovra è liberalizzazione.
Si è a lungo parlato di liberalizzazione delle professioni regolamentate al fine di rendere più agevole l’approdo delle giovani leve, parimenti in questi giorni è in discussione il tema delle liberalizzazioni degli esercizi commerciali e pubblici nelle località turistiche, provvedimento che sarà effettivo a partire dal 1° gennaio 2012 in virtù di quanto determinato dal comma 7 dell’articolo 35 della legge n. 111/2011.
Nello specifico si sottolinea che il provvedimento al quale ci si riferisce è l’articolo 35, commi 6 e 7 del d.l. n. 9 del 6 luglio 2011 che ha subito poi un’ulteriore modifica con la legge 111 del 15 luglio 2011.
Dunque, a decorrere dal prossimo anno Regioni ed enti locali saranno vincolati a conformarsi alle suddette normative.
Bisogna quindi ricordare che, fino a quella data, gli esercizi commerciali e pubblici delle città d’arte e/o turistiche dovranno rispettare i vincoli e le prescrizioni finora previste in maniera regolare per tutti i Comuni italiani.
Se ne deduce che si tratta, in effetti, di una norma meramente sperimentale che non coinvolge in maniera generale né definitiva i territori indicati come siti turistici, ma indica una strategia che potrà sbloccare nel 2012 un apparente stallo nel commercio in quelle località. In particolare, il provvedimento si presenta come conversione dell’art. 3, comma 1, del d.l. n. 223 del 4 luglio 2006, convertito poi nella lettera d-bis) della legge n. 248 del 4 agosto 2006.
Tali legislazioni mirano a regolamentare in maniera meno rigida questioni riguardanti la soppressione dell’obbligo di sottostare a limitazioni riguardanti orari di apertura e chiusura, di riposo domenicale, festivo e/o mezza giornata infrasettimanale. La giustificazione del superamento di tali vincoli è presente nel già citato art. 3 comma 1, nel quale appunto si sostiene che la scelta di sgravare questo tipo di esercizi ubicati in località turistiche dipende dall’esigenza di tutelarle dalla concorrenza e immetterle tranquillamente nel circolo del libero mercato.
Tali criteri di liberalizzazione non rimangono circoscritti al settore degli esercenti commerciali, ma si estendono anche agli esercizi di ristorazione, bar e altri tipi di locali che si occupano di vendita di cibi e bevande.
(fonte: Fiscal Focus)