Per quanto riguarda l’Italia, dal 1° gennaio 2011 è entrato in vigore il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica. Nel decreto legge n. 225 del 2010 (cosiddetto Milleproroghe) non sono stati previsti ulteriori differimenti dei termini riguardanti la commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l’asporto delle merci che non rispondano ai criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario.
Più in particolare, l’Unione europea non ha imposto la messa al bando delle buste
di plastica ma ha disposto con norma armonizzata del Comitato europeo di normazione, EN
13432, le caratteristiche che un materiale deve possedere per potersi definire biodegradabile o compostabile.
La prima al mondo a vietare l’uso dei sacchetti di plastica è stata nel 2000 l’India a Mumbai.
Due anni dopo a proibire l’impiego è stato il Bangladesh nella sua capitale, Dhaka. La decisione è stata adottata a seguito delle piogge monsoniche dopo che gli shoppers hanno causato numerosi intralci al sistema di drenaggio. L’intervento ha peraltro favorito la produzione locale di sacchi di iuta.
Nel 2003 l’uso dei sacchetti di plastica è stato vietato dal Sud Africa e da Taiwan
mentre nel 2005 sono state introdotte normative per limitarne l’uso in Eritrea, Ruanda e
Somalia. Nel 2006, la Tanzania e nel 2007 il Kenya e l’Uganda hanno sancito il divieto totale di uso.
(Fonte: FiscoOggi.it)