Capita spesso che imprenditori individuali e professionisti utilizzino la propria abitazione come sede della propria attività imprenditoriale o professionale; vediamo dunque quali sono i criteri per dedurre fiscalmente i relativi costi e la corrispondente detraibilità ai fini Iva.
Bisogna anzitutto tenere presente la regola generale fissata dal principio di inerenza per la deducibilità/detraibilità, ossia l’afferenza del costo alla specifica attività svolta dal punto di vista fiscale.
Stiamo parlando dei cosiddetti “costi promiscui” di cui non sia possibile suddividerne ragionevolmente la parte relativa all’attività professionale dalla parte privata; è il caso delle utenze utilizzate dal professionista che esercita l’attività nella propria abitazione.
In tali casi è possibile recuperare fiscalmente in parte i costi e l’Iva.
I professionisti possono dedurre le spese relative ai servizi, per l’abitazione utilizzata promiscuamente, in misura forfettaria del 50% a prescindere dei metri quadrati utilizzati per l’attività, ma a condizione che nello stesso Comune dell’abitazione, il professionista non disponga di altro immobile adibito all’esercizio dell’arte o professione.
Mentre per gli imprenditori individuali nel Tuir manca una disposizione che disciplini il trattamento delle utenze, relative a immobili ad uso promiscuo.
Per quanto riguarda il canone di locazione dell’immobile utilizzato promiscuamente, da professionisti o imprenditori individuali, sono deducibili dal reddito i costi del canone in misura del 50%.
Ai fini della detrazione Iva vanno applicati criteri oggettivi, coerenti con la natura dei beni e servizi acquistati (es. i metri quadri per l’abitazione adibita a studio/abitazione).
A questa regola fanno eccezione i costi delle autovetture per i quali è previsto espressamente questo trattamento:
(fonte: IlSole24Ore)