Cari amici e colleghi,
ieri è stato un giorno di giubilo per quel che concerne la questione fiscale. I titoloni dei giornali e delle tv ci informavano che, dopo due ore di serrato confronto, il nostro governo delle larghe intese è arrivato alla sperata decisione di sopprimere l’Imu. Via l’Imu! Così hanno scritto. Tuttavia, con molta franchezza, e come molti di voi già sanno, non v’è proprio nulla per cui valga la pena festeggiare. Hanno fatto il gioco delle tre carte e i media hanno abboccato senza manifestare la minima critica né qualche timido dubbio.
In principio la tassa sugli immobili era l’Isi, che nel 1992 da ‘straordinaria’ divenne ‘comunale’ in soli cinque mesi trasformandosi in Ici. Quest’ultima ci ha accompagnati fino a un paio di anni fa, quando è stata considerata iniqua e sostituita con l’attuale (ancora per poco) Imu.
‘Via l’Imu!’ è solo uno specchietto per le allodole. L’Imu c’è ancora. Hanno soppresso la prima rata, quella che avremmo dovuto pagare il 17 giugno, ma che avevano abilmente sospeso per tre mesi. Ora non c’è più, ma dietro l’angolo ci attende ancora la seconda rata, quella di dicembre. Su questo punto i nostri governanti hanno promesso un nuovo sforzo decisionale nei prossimi giorni. Intanto ci hanno lasciato il tempo per godere dell’arrivo di una nuova tassa: la ‘service tax’! E sì, perché, come si dice, morto un papa se ne fa un altro. E se la realtà contemporanea ci insegna che il nuovo papa si può fare anche senza che il vecchio muoia, la politica ha deciso di seguire il medesimo insegnamento. Ancora prima di varare la soppressione definitiva dell’Imu, la squadra esecutiva ha introdotto una tassa che potremmo definire onnicomprensiva, una ‘service tax’ a gestione comunale.
Dunque, secondo quanto disposto dall’ultima riunione del governo, questa nuova tassa sarà operativa dal prossimo anno (2014), a partire da gennaio. L’imposta, di stampo comunale come la ‘vecchia’ Imu, sarà comprensiva di due componenti: la Tari (gestione dei rifiuti urbani) e la Tasi (copertura dei servizi indivisibili). Ebbene, non solo non hanno aspettato di sopprimere l’Imu prima di ‘regalarci’ una nuova imposta, ma non hanno fatto in tempo neanche ad applicare la Tares (sui rifiuti) che già è stata inglobata dalla ‘service tax’! Che efficienza! Forse è questa la semplificazione di cui si è fatto un gran parlare nei mesi scorsi!
Come verrà calcolata questa ‘service tax’? I calcoli seguiranno due livelli, a seconda se si tratti di Tari o di Tasi. Nel primo caso (Tari) si calcolerà con aliquote commisurate alla superficie; le aliquote verranno parametrite dal comune che, pur nel rispetto delle norme europee e con l’intento di recuperare la copertura integrale del servizio, potrà garantire una certa flessibilità. Poi, nel calcolo della Tasi i margini posti al comune saranno imposti dalla legge statale per evitare di maggiorare sia la capacita fiscale che la pressione a carico dei contribuenti.
Ecco, queste, in sintesi, sono le ragioni che mi spingono a non comprendere tutto questo entusiasmo che negli ultimi giorni straripa da giornali e tv.
Ma non è finita qui! E già, perché vi ricordo (ancora una volta!) che abbiamo ancora da decidere le sorti della seconda rata Imu. Come andranno a coprire un’eventuale sospensione? E quali ricadute potrebbe avere poi sulle reali possibilità di evitare l’aumento dell’Iva? Le risposte, non lo nego, sono più improntate al pessimismo che all’ottimismo. Le coperture per evitare la seconda rata Imu di dicembre ancora non ci sono, ma le troveranno e ciò implicherà (come hanno già annunciato) l’impossibilità di scongiurare l’aumento dell’aliquota Iva ordinaria. Così quest’ultima passerà dal 21% al 22% e, come nelle più nefaste delle previsioni, il sistema economico italiano riceverà l’ennesima batosta. Di cosa parlo? Mi riferisco ai consumi che già stanno calando, ma se poi vi aggiungiamo il prossimo aumento dei prezzi a causa di quello dell’Iva, allora possiamo esser certi che la ripresa sarà ancora più lenta. E la luce in fondo al tunnel continueranno a vederla solo i ministri!
“Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo”, affermava Abraham Lincoln. Il mio auspicio è che il tempo dell’inganno, del gioco delle tre carte, finisca il prima possibile. Così poi potremo riprendere a sperare!